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A bagnarsi ancora un po’
Alice
E rimane lì a bagnarsi ancora un po’
Poteva essere una ballerina, poteva essere la ballerina, poteva essere ballerino. E invece no, invece ballerina e basta. Che poi uno (!) ci potrebbe anche mettere la maiuscola, sulla ballerina, anzi su Ballerina.
E finquì.
Poi Pavese è perduto, non s’è perduto. Perduto nella e dalla pioggia.
E rimane lì.
Rimane lì perché dài-ancora-un-po’, dài Cesare che tra un po’ arriva. Sarà in ritardo: la fedeltà aspetta!
Ora vado via, no, ancora un po’. Quando l’orologio fa altri sei giri me ne vado, e quando saranno arrivati i giri, aspetterò il prossimo tram che passa, anzi quello dopo ché questo è troppo presto.
Che disperazione. Disperazione di (e da) rimanere lì a gocciolare. Non ad aspettare ormai: a bagnarsi ancora un po’.
La fiera delle banalità
Under 21: Ogni tanto ritrovo cose che ho scritto da teen-ager, un po’ sono imbarazzanti, un po’ mi piaccion: mi sono inventato questa categoria per poterle – vigliaccamente – pubblicare, con tanto di disclaimer.
“Tenendo così accuratamente scostato da sé ogni criterio storico o classificatorio o ideologico o comunque di propria scelta e proposta, e pressione etica o ideologica, l’operazione conoscitiva si trasforma in operazione mistica, di rivelazione, di comunione cosmica. Anche qui è il mare del tutto che dilaga, e la poesia non può essere che mimesi extrasoggettiva della totalità come la critica mimesi della poesia.
Se il tutto diventa metro e ragione dell’uno, se la ragione dell’universo trionfa su quella dell’uomo, è la fine del fare, della Storia.
Il barbaglio della ragione dell’universo è luce quando giunge a illuminare la vicenda limitata e ostinata del fare umano; ma se si sotituisce ad essa, è ritorno all’indisto crogiuolo originario.”
Italo Calvino