Il discorso di Obama all’Onu

Il lungo discorso di Obama alle Nazioni Unite non è bello, è la più precisa definizione del “progresso”.
Avevo inziato anche a tradurlo, e arrivato a metà (3 ore di lavoro!) ho scoperto che su Repubblica l’avevano già tradotto… allora tanto vale che lo leggiate da lì.

L’Autorità

Quella sensazione di quando arrivi al semaforo che è arancione e quandotussarestiliquelloeggiaddiventatorosso e ci pensi un po’ e alla fine ti dici dici ma-che-fretta-ho e allora decidi di fermarti e poi vedi che dietro all’angolo c’era un poliziotto e allora sei felice ché ti avrebbe fatto la multa e poi invece quello ti fa con la mano di passare perché c’è tanto traffico e allora tu passi con il semaforo rosso… ma sotto l’egida dell’Autorità.
Beh, quella è una sensazione bellissima.

Lunedì degli aneddoti – X – Babbo Natale esiste

Quando mi capita di leggere un aneddoto carino, da qualche parte, me lo appunto per non dimenticarlo: così ora ho un piccolo mazzo di aneddoti che ogni tanto racconto. Pensavo di farci un libro, un giorno, ma forse è più carino pubblicarne uno, ogni tanto, sul blog. Questo ‘ogni tanto’ sarà ogni lunedì.

Babbo Natale esiste

“Caro direttore, ho 8 anni. Alcuni dei miei piccoli amici dicono che Babbo Natale non esiste. Papà mi ha detto «se lo vedi scritto sul Sun è vero»; per favore, mi dica la verità, Babbo Natale esiste?”. Firmato Virginia O’Hanlon. L’autunno di tantissimi anni fa Virginia va a scuola, e sente la cinica rivelazione dei suoi amici che fanno a gara per smentirle la bugia più bella. Babbo Natale non esiste, gli adulti ci fregano tutti gli anni. Così Virginia, sconcertata da tanta rivelazione, va dal padre – i papà sanno sempre tutto – a chiedere: papà, ma è vero che Babbo Natale non esiste? Il Sig O’Hanlon non sa che dire, non vuole dire mentire a sua figlia, neanche su Babbo Natale, però non vuole neanche rovinarle la favola di Babbo Natale, così demanda l’autorevolezza del suo parere: «guarda, io ti potrei dare la mia risposta, ma non me ne intendo di queste cose, prova a scrivere al New York Sun – un giornale molto prestigioso all’epoca – se lo dicono loro, ti puoi fidare», le avrà detto. Così Virginia scrive al Sun.
Sul New York Sun del 21 settembre 1897 viene pubblicata la lettera di Virginia, con la risposta dell’editorialista, e fratello del direttore, Francis Pharcellus Church che inizia molto semplicemente “Virginia, i tuoi amici si sbagliano”. Segue un editoriale bello e appassionato in cui Church si fa scherno del cinismo degli amici di Virginia: non credono a Babbo Natale, magari non credono neanche alle fate! L’attacco del secondo paragrafo – di quello che è diventato l’editoriale più riprodotto nella storia americana – è rimasto celebre: “Yes Virginia, there is a Santa Claus. Egli esiste come esistono certamente l’amore, la generosità e la dedizione, e tu lo sai che queste abbondano e dànno alla tua vita le bellezze e le gioie più alte. Poveri noi! Come sarebbe tetro il mondo se non ci fosse Babbo Natale. Sarebbe così tetro, come se non ci fossero le Virginie”. Già, sarebbe così desolato il mondo senza Virginie.
Ah, oggi è il 21 settembre di 112 anni dopo. Auguri a tutti quelli che non hanno smesso di crederci.

[Qui il primo: Brutti e liberi qui il secondo: Grande Raccordo Anulare qui il terzo: Il caso Plutone qui il quarto: I frocioni qui il quinto: Comunisti qui il sesto: La rettorica qui il settimo: Rockall qui l’ottavo: Compagno dove sei? qui il nono: La guerra del Fútbol]

Altro che “ciao ragazzi.”

Le torri gemelle, le bombe di Madrid e Londra, la mutilazione delle nostre democrazie che ora convivono con odiose leggi speciali per contrastare la violenza internazionale, i nostri morti sul campo, sono la moneta amara con cui l’occidente e tutti noi siamo ripagati per gli anni di immobilismo, in cui abbiamo lasciato fare, in cui ci siamo girati dall’altra parte fino a quando, dalle donne afgane, la mano violenta si è spostata sulle nostre strade.Abbiamo sbagliato, e gli errori li pagano oggi, nel modo più estremo, gli uomini a cui abbiamo chiesto di rischiare la vita. Nel ringraziarli, dovremmo riconoscere il valore militare e repubblicano del loro lavoro. Riconoscere il fatto che la nostra democrazia – nel mondo di oggi – non può fare a meno di combattere una guerra. E mentre la combatte, la odia, come odia tutte le guerre, amando e piangendo gli uomini che la combattono e muoiono. Si dovrebbe imparare da questi uomini a non distogliere mai più il nostro sguardo, a non girarci mai più dall’altra parte.

Ultime parole

Andiamo avanti?

Niente di ciò che posso dire può cambiare il passato.

Ho perso la voce.

Vorrei dire “ciao”.

Il mio cuore continua a fare ba bump ba bump ba bump.

Il microfono è acceso?

Non ho nulla da dire. Mi dispiace solamente per quello che ho fatto.

Sono nervoso ed è difficile mettere insieme i miei pensieri. Talvolta non sai che dire.

Uomo, c’è un sacco di gente là.

Sono venuto qui per morire, non per fare discorsi.

Dove la madre del signor Marino? Ha ricevuto la mia lettera?

Voglio chiedere se c’è posto nel vostro cuore per perdonarmi. Non dovete per forza.

Potete dire a quella donna che sta lì – la posso vedere? Non mi sta guardando – voglio che tu capisca una cosa, non serbare ostilità nei miei confronti. Voglio che tu capisca. Per favore, perdonami.

Non pensoche il mondo sarà migliore o più sicuro senza di me.

Mi dispiace.

Voglio dire a mia mamma che le voglio bene.

Le ho provocato così tanto dolore, e la mia famiglia, eccetera. Soffro per il fatto che loro soffriranno.

La sto prendendo da uomo.

Smettete d’indugiare e accendete il fuoco. Sto andando a casa.

Possono giustiziarmi ma non possono punirmi, perché non possono giustiziare un uomo innocente.

Non potevo scontare l’ergastolo.

Ho detto che avrei raccontato una barzelletta. La morte mi renderà libero. Questa è la più grossa barzelletta.

Alla mia dolce Claudia, ti amo.

Cathy, lo sai che mai avrei volevo ferirti.

Ti amo, Irene.

Fate sapere a mio figlio che gli voglio bene.

Dite a tutti che mi sono rimpinzato di pollo e costolette di maiale.

Apprezzo l’ospitalità che mi avete dato e anche il rispetto, l’ultimo pasto era davvero buono.

Il motivo per cui ci hanno messo così tanto è perché non trovavano una vena. Lo sapete quanto odio gli aghi… Dite ai ragazzi nel Braccio della Morte che non mi sono messo il pannolino.

Signore, alzo in alto il tuo nome.

Da Allah veniamo e ad Allah ritorneremo.

Per tutti gli incarcerati, teneta alta la testa.

Il braccio della morte è pieno di cuori isolati e menti soppresse.

Gli errori si fanno, ma con Dio tutto è possibile.

Sono responsabile per la loro perdita della madre, del padre e della nonna. Non volevo che loro fossero coinvolti. Mi dispiace per quello che ho fatto.

Non posso cancellare ciò che ho fatto.

Signore Gesù perdona i miei peccati. Perdonami per i peccati che riesco a ricordarmi.

Per tutto la vita sono stato rinchiuso.

Datemi i miei diritti. Datemi i miei diritti. Datemi i miei diritti. Datemi indietro la mia vita.

Sono stanco.

Me lo merito.

Una vita per una vita.

È la mia ora. È la mia ora.

Sono pronto, Warden.


Ciascuna di queste è l’ultima frase di un condannato a morte in Texas, poi giustiziato. Brividi.