Oggi ero Ar mare de Roma, e c’era una scritta che diceva “Ti amo… dolce essenza che inebria la mia vita. Simo + Ale”, così mi son chiesto se fossero Simone e Alessandra, o Simona e Alessandro (oppure ancora Simona e Alessandra, o Simone e Alessandro).
E dunque, preso dal dubbio vivido, ho visto che c’erano due che giocavano a racchettoni, lì davanti, gli ho posto la domanda. Loro, per nulla stupiti, si sono guardati e lui mi ha risposto: «beh, Simone e Alessandra, perché io mi chiamo Simone, e lei Alessandra». «Ma siete voi che l’avete scritto?». «No».
La scritta sul muro, pure col suo forzamento delle convenzioni, è diventata a sua volta una convenzione, e oramai non raggiunge nessun tipo d’originalità (tranne quello lì, o quella lì, che scrisse “io e te quattro metri sopra al cielo, perché a tre metri ci sta troppa gente”).
Ma piazzarsi davanti a una scritta, fatta da qualcun altro, mantiene un che di sovversivo. Ho voluto credere che si fossero messi lì per quello.
simone e alessandra è più probabile: ci sono più simone che simone e più alessandra che alessandro.
ma com’era la mia scritta sul poster?
tipo” stellina sei la mia vita (cioè per altri sei mesi)”
più simona che simone
Vienna è meno burina ma meno romantica in questo.
L’unica scritta che ho sotto casa è “streikt”, scioperate.
per me l’avevano scritto loro e avevano paura del cazziatone da te.
una volta ho fatto un mercatino “garage sale” sul marciapiedi davanti a casa e un coglione e’ venuto a lamentarsi che avevo attaccato un cartello su un albero, legato ad una cordicella che girava intorno. Manco un buchino ci avevo messo.