Ero in giro in bici sulla Tiberina, e mi sorpassano a doppia velocità due corridori della Ceramica Flaminia – la squadra del neocampione italiano Simeoni. Faccio uno scatto per andarli a prendere, e mi metto alla ruota dei due.
Loro rallentano sensibilmente, per farmi stare a ruota; si mettono ad andare a un ritmo che per loro è da crociera, ma per me – ovviamente – è indiavolato. Facciamo diversi chilometri così, senza scambiarci una parola, loro per non umiliarmi, io perché non ho il fiato per parlare.
Soltanto quando proprio non ce la faccio più, e sentono la mia moltiplica che scala dal 52 al 39, uno dei due si volta – forse era Angeloni – come a chiedere «scusaci…», io gli sorrido come a rispondere «avete già fatto tanto». Riprendono il loro incedere, e dopo qualche centinaio di metri spariscono dietro una curva.
Penso che in qualsiasi altro sport quello scatto per andarli a riprendere sarebbe stato preso come un affronto.
Che grandi!