iMille sono un gruppo di persone convinte che le cose possano cambiare. E che l’unico modo per fare sì che questo accada, è provarci. Fare le cose. Io, con loro, ho fatto qualche cosa per la creazione del Partito Democratico. Oltre ad aver fatto qualcosa, ho anche scritto delle cose:
Ieri, giovedì ventisette: uno degli appuntamenti della campagna elettorale di Walter Veltroni è l’incontro con i neovotanti. Siamo essi sedicenni, diciassettenni, o diciottenni imbucati per mangiare un pezzo di pizza. Limonaia di Villa Torlonia, pretesa sede di un pic-nic romano dei Mille, poi spostato a qualche yard (siamo internazionali…) più in là per sovvenute ragioni di maggior entità – era chiuso. L’invito è fissato per le 15.30, che per i romani significa le 16. Difatti è alle 16 che arriva il più rappresentativo dei romani, non Totti, ma il sindaco.
Passo indietro. Il dietro le quinte inizia un paio di settimane prima, allorché la quota Mille viene chiamata al tavolo dell’organizzazione: la quota Mille siamo io e Francesco Costa, una mano ce la dà anche Arianna Cavallo. Durante le riunioni che iniziano sempre al finir del sole, e finiscono sempre all’iniziar delle partire, si cercano di supporre luoghi, idee, slogan.
Le idee sono varie, io ho l’incarico di andare a controllare l’eventuale disponibilità di “Messaggerie Musicali”, quello di Via del Corso. È di Caterina Caselli, dovrebbe essere politicamente “vicina”, e accettare il prestito senza riscatto. Arrivo in Via del Corso l’indomani, sono stato ggiòvane anche io, dovrei saperlo dov’è Messaggerie Musicali, meta di fiumane di sedicenni: faccio avanti e indietro poi chiedo a ragazzi in atto di far le vasche (vascare? bleah), mi indicano tutti una direzione, lì sulla sinistra, lo supero, non trovo, torno indietro, là sulla destra. Niente. Alla fine, terza domanda: «ma là? là dove? dove c’è la Mondadori?» «No, è la Mondadori» «Ah…» «Ma è la stessa cosa, solo che ora si chiama così» Ehm, per noi Mondadori non è proprio la stessa cosa. Possibile che non sapessi – né io né gli altri che mi hanno commissionato la spedizione – che Messaggerie Musicali di Via del Corso è stato acquisito da Mondadori, cioè Silvio B.?
Mi sento molto poco ggiòvane: mi domando chi mi c’ha mandato, e ce lo mando…
Alla fine si decide, cioè uno dei due Walter Ve. (Come direbbe Benigni: Veltroni, oni, front-man, Verini, ini, back-man) decide: Villa Torlonia, Limonaia. Un paio di sopralluoghi per esser sicuri di non trovarlo chiuso, e di organizzare bene il tutto, dentro o fuori, si decide per il dentro, anche per il pericolo pioggia. Alla fine pioverà la mattina, smetterà nel primo pomeriggio, e tornerà all’andar via di Veltroni (anche il meteo, si evince, è eterodiretto dal nostro Uomo-Della-Provvidenza!). Qualche iniziativa di contorno: una sorta di focus group dei sedicenni, a mezzo post-it, sul Partito Democratico; ripresa e raccolta di video messaggi per chi volesse registrare il proprio contributo: sessant’anni fa Mussolini usava quel posto per vedere le proprie registrazioni, anche questo è un bel modo di “innovare nella tradizione”.
Lo slogan, il volantino: ne vengono in mente tanti, la maggior parte a sfondo sessuale. Il nostro Francesco, ritornato dalla natìa Catania, fa un volto corrucciato e severo quando gli riporto la sessuomania degli altri componenti il “gruppo di studio” (per una volta non dico breinstormin, l’ho detto…), ma poi ride a pancia gonfia per ogni minima allusione fatta da qualsivoglia suggeritore.
Mi becco del bacchettone, che poi tutti i torti non ce l’hanno, ma in questo caso penso che il sedicenne, questo sconosciuto, viva il sesso (la-sessualità no, per favore, risparmiatemi) molto più serenamente di noialtri.
«La tua prima volta a solo un euro» viene bocciato perché molte ragazze (e anche molti ragazzi, dico) avrebbero potuto obiettare «nono, io gratis…».
Ripieghiamo sul voltantino che vedete in testa.
Il carrozzone organizzativo si mette in moto per informare e mobilitare. La corazzata della SG, varie organizzazioni, ci sono ragazzi di Scampia e quelli di Addiopizzo. C’è anche qualcuno dei Mille, la cifra ufficiale parla di otto persone (sorelle minori incluse), poi si scoprirà che un altro gruppetto di simpatizzanti è presente, ma in incognito, o quantomeno all’insaputa del sottoscritto (Francesca, ti avevo detto «puoi intervenire», se vuoi. Non eri obbligata!). C’è la redazione di Zainet – giornale distribuito nelle scuole – oltre alle organizzazioni e i gruppi andati in Africa con Veltroni. Merita una citazione Giacomo, «il coattello», la definizione ha una doppia paternità, la sua e quella di Michele Samoggia. È quest’ultimo a consigliarcelo come presentatore della serata, e in effetti se la cava benissimo. Tiene la platea, non si scompone e diverte. Alla fine legge la sua storia, quella di un ragazzo a cui non interessava molto della solidarietà, e che viene cambiato da quel viaggio in Malawi. Se non sapessi che è tutto vero, penserei che indugia un po’ troppo nella retorica. Ma sono cose che ha vissuto sulla propria pelle, è un bellissimo spot, fra l’altro non programmato: «ah Sindacooh, c’avrei ‘na cosa da legge’».
La lègge, ed è la miglior conclusione dell’incontro, la degna chiusura a quello che ha detto Veltroni, e alle risposte che ha dato ai ragazzi.
Veltroni. Ecco, com’è stato lui? Che ha detto? e soprattutto: cambierà registro quando parla ai sedicenni, si chiedeva Francesco. Buona domanda.
E in effetti la risposta è no: il nostro candidato mostra il solito volto, un registro simile, e anche i temi non variano molto da quelli che si è abituati ad associare a Veltroni.
Sia il suo (breve) discorso, sia le domande dei ragazzi verteranno poco su temi che si è soliti associare ai giovanissimi: si parla poco di scuola, si parla di integrazione, di attualità, della Birmania, e della necessità che la politica torni ai propri prodromi: «un tempo la decisione di ‘fare politica’ era una delle tante declinazioni dell’aiutare gli altri» dice il sindaco, «bisogna ritrovare quel senso».
Non manca il lato “buonista”, come dicono i detrattori: una ragazza figlia di immigrati racconta che i suoi genitori sono da 17 anni in Italia, e che lei deve sempre fare la fila per i documenti: «questa cose non devono accadere, tu sei più romana di molti altri qui» e in ogni caso «per il tuo caso personale, vediamo poi cosa possiamo fare».
Per quanto riguarda la legalità, si parla di Scampia, si parla del pizzo, e del rischio criminalità connesso all’allargamento dell’Unione Europea: i toni, ma anche i temi sono lontani da quelli di Beppe Grillo, non si parla di politici condannati, e il tema dell’antipolitica viene solo sfiorato, come antitesi all’amore per essa della cui necessità sopra.
Insomma è il solito Veltroni, sempre al passo coi tempi, e molto, molto, bravo nel catalizzare attenzione e nell’infondere ottimismo.
Promosso, direi.